di Ennio Bassi
E’ stato presentato in anteprima in un gremito Floating Theatre dell’Eur, “La luce di Roma” un docufilm scritto e diretto da Guido Talarico e dedicato alla capitale e al suo futuro. L’architrave narrativa di questo lavoro è stata identificata negli artisti contemporanei. A loro, l’editore di Inside Art e presidente della Fondazione Patrimonio Italia ha chiesto di usare il proprio talento, la propria capacità di vedere le cose prima e meglio degli altri per immaginare una strada nuova da seguire per garantire alla capitale una rinascita e ai suoi cittadini un futuro migliore.
Il docufilm, anche attraverso un racconto fotografico sofisticato e di rara bellezza, dimostra come la capitale, che da oltre vent’anni sembra aver perso la via dello sviluppo e della crescita, può ritrovare se stessa sfruttando anche nella vita politica e sociale le intuizioni che vengono da un mondo, quello della cultura, troppo spesso abbandonato o lasciato in disparte. Un ripensare il futuro facendo parlare gli artisti che vivono e lavorano nella capitale, coinvolgerli per chiedere al loro talento di indicare percorsi nuovi, orizzonti fin qui mai indicati per far rinascere Roma, è stata la scommessa vinta di “La luce di Roma”.
Con Francesco Talarico, videomaker esperto in reportage sull’arte al quale è stata affidata la direzione della fotografia, sono stati cooptati alcuni dei più rappresentativi artisti capitolini Andreco, Gianni Dessi, Piero Pizzi Cannella, Oliviero Rainaldi, Dirk Vogel, Ra di Martino, Marco Tirelli, Pietro Ruffo, Silvia Giambrone, Cesare Pietroiusti, Veronica Montanino, Matteo Basilè, Gian Maria Tosatti e Roberta Coni. Ne è uscito un affresco originale e toccante che offre molti spunti per ripensare alle prospettive di Roma.
“Roma è una delle città più belle al mondo – ha dichiara Guido Talarico – ma negli ultimi anni sta vivendo una crisi profonda che la sconquassa, minandone perfino l’identità. La crisi economica, morale, etica e sociale che l’ha colpita è stata così dura da cambiarne il percepito e in qualche modo il destino. La città eterna, che film come “La dolce vita” o “La grande bellezza” hanno consacrato e storicizzato come simbolo dell’epicureismo contemporaneo, sta vivendo una fase di depressivo decadimento dalla quale sembra non riuscire ad emergere. Al tema della responsabilità, che è certamente primario, se ne aggiunge un secondo di pari importanza che è quello della visione, della prospettiva. La chiave più importante è proprio questa analisi, ma soprattutto proposta, volontà di riscatto. Abbiamo così pensato di chiedere agli artisti un lavoro d’introspezione e di proiezione, domandando loro di usare la propria arte per offrire ad occhi comuni un’analisi della realtà autentica, che sappia guardare in profondità alle ragioni della decadenza e, al contempo, possano offrire una visione originale per una palingenesi delle nostre città.”
Partendo da quei luoghi mistici e riservati che sono gli atelier, dove il grande pubblico di solito non entra, e percorrendo in esterni alcuni dei luoghi di culto della cultura romana – dal Maxxi a Villa Medici, dall’Auditorium a Villa Pamphili – “La luce di Roma” dà voce diretta, senza un io narrante, ad una narrazione inconsueta, critica, libera, originale degli stessi artisti, verso un visionario immaginifico che è la stessa interpretazione della propria opera, della vita e quindi della città, riletta in chiave inedita che fa emergere strade e percorsi non ancora percepiti.
“Ma non si tratta di un monologo dall’alto – ha continua Talarico – anzi, come dicono i manager, è un racconto “top-down” impostato per aprire spazi a riflessioni che coinvolgano lo spettatore e lo conducano all’impegno e alla responsabilità civica, per una ripresa di passione politica e di interesse nei confronti della gestione della cosa pubblica. Il tutto naturalmente visto dal punto dell’arte e del talento contemporaneo”.
Al film ha partecipato anche Aurora Talarico, modella affermata e grande appassionata d’arte contemporanea. “Da bambini andavamo spesso nei musei portati da nostri genitori – ha raccontato Aurora – non capivamo granché su cosa stessimo vedendo, ma quell’ambiente, quella creatività, quella bellezza, tutta quella genialità c’è rimasta dentro. Oggi al contrario è un mondo che sento mio, perché oltre al piacere e all’emozione che ti da vedere un’opera d’arte capisco le enormi potenzialità di crescita che derivano da un’assidua frequentazione di ambienti artistici e creativi. Questo deve essere capito di più e sfruttato di più. Gli artisti sono una risorsa per l’umanità”.
“La luce di Roma”, vista anche la positiva accoglienza della critica oltre che del pubblico presente in sala, uscirà in autunno anche su varie piattaforme italiane. Il docufilm, prodotto da Fad srl con il sostegno della Fondazione Patrimonio Italia, è ora infatti nelle mani di Lilium distribuzioni, di Simona Garibaldi, per essere allocato nei circuiti interessati a prodotti e narrazioni culturali di qualità.
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