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L’Italia piange due grandi perdite: Leonardo Del Vecchio e Raffaele La Capria

di Corinna Pindaro

Nella giornata del 27 giugno 2022 l’Italia piange due grandi uomini che, per meriti afferenti a campi diversi, hanno contribuito a rendere grande il Paese: Leonardo Del Vecchio e Raffaele La Capria.

Leonardo Del Vecchio è il fondatore di Luxottica e presidente di EssilorLuxottica, che si è spento all’età di 87 anni all’ospedale San Raffaele di Milano a causa di complicazioni di una polmonite non legata al covid. Definito da Forbes l’uomo più ricco d’Italia, Del Vecchio era azionista di Mediobanca, Generali e Covivio, ha poi fondato l’holding di famiglia Delfin del valore di circa 25 miliardi di euro.

Eppure la vita di Del Vecchio non è sempre stata facile, nato a Milano nel 1935 da una famiglia di origine pugliese rimane orfano di padre quando era ancora un bambino e la madre lo affida al collegio dei Martinitt. Quando era poco più di un ragazzo, a 15 anni, va a lavorare  come garzone alla Johnson una fabbrica produttrice di medaglie e coppe. Cogliendo evidentemente il suo talento i proprietari della fabbrica lo convincono a frequentare i corsi serali all’ Accademia di Brera di design e incisione. Del Vecchio apre così la sua piccola bottega a Agordo, in provincia di Belluno. In soli tre anni diventa Luxottica, fabbrica che inizialmente produceva semilavorati per altri produttori. Nel 1967  Del Vecchio lancia la linea di occhiali Luxottica facendone un vero e proprio brand, conosciuto anche oltre oceano. Dal 1995 Luxottica è, infatti, il primo produttore e distributore sul mercato ottico mondiale, quotata in borsa prima a New York e poi a Milano.

Del Vecchio è stato nominato, tra le altre cose, Cavaliere del Lavoro e le sue azioni lasciano comprendere, anche, la devozione e il riconoscimento nei confronti dei dipendenti. Per i suoi 80 anni  ha deciso di regalare 40mila azioni, dal valore complessivo di circa 9 milioni di euro, agli 8mila dipendenti italiani del gruppo. Già nel 2011 per i 50 anni di Luxottica ai dipendenti furono assegnate azioni gratuite per un valore complessivo di 7 milioni di euro.

L’altra grande perdita è quella di Raffaele La Capria, che avrebbe compiuto 100 anni il prossimo 3 ottobre. Nato a Napoli, romano d’adozione, non ha mai reciso il legame con la terra natia, che è narrata in ogni sua opera. Ha vinto il premio Strega nel 1961 con “Ferito a morte”. Condirettore della rivista letteraria Nuovi argomenti, autore di programmi Rai, sceneggiatore per numerosi e pluripremiati film -molti film di Francesco Rosi, tra i quali Le mani sulla città” (1963) e “Uomini contro”(1970) ed ha collaborato con Lina Wertmüller alla sceneggiatura del film “Ferdinando e Carolina” (1999)-, quella di La Capria è stata una delle voci più significative della letteratura italiana. Nel settembre del 2001 ha ricevuto il Premio Campiello alla carriera e nel 2002 il premio Chiara. Nel 2005 vinse il Viareggio per la raccolta L’estro quotidiano e qualche anno dopo ancora il premio Alabarda d’oro e il Brancati.

Tra le sue opere letterarie ricordiamo: “Un giorno d’impazienza” (1952), “Amore e psiche” (1973), “La neve del Vesuvio” (1988), “L’amorosa inchiesta” (2006); saggi, quali “Letteratura e salti mortali” (1990), “L’occhio di Napoli” (1994), “La mosca nella bottiglia” (1996), “Napolitan Graffiti” (1998), Lo stile dell’anatra (2001) e il saggio-intervista “Me visto da lui stesso, Interviste 1970-2001 sul mestiere di scrivere” (2002). Nel 2003 le sue opere sono state pubblicate in un volume della collana I Meridiani a cura di Silvio Perrella. Una nuova edizione riveduta e aggiornata, in due volumi, è stata pubblicata nel 2015.

Ha anche tradotto opere per il teatro di autori come Jean-Paul Sartre, Jean Cocteau, T. S. Eliot, George Orwell.

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