Ucraina: Ue pronta a sanzioni, la Germania sospende il Nord Stream 2, la situazione sul campo è sempre più allarmante

di Mario Tosetti

La decisione del presidente russo Vladimir Putin di riconoscere l’indipendenza delle regioni separatiste di Donetsk e Lugansk ha velocizzato la crisi. Immediata la reazione delle cancellerie occidentali che hanno condannato la mossa del presidente russo come una aperta violazione degli impegni assunti da Mosca con gli accordi di Minsk e una violazione della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina. Nel decreto con cui ha riconosciuto le due regioni, Putin ha ordinato alle sue forze armate di “assicurare la pace” in Donbass. Non si è fatta attendere la reazione della Casa Bianca, che in una nota precisa  “presto sarà varato un decreto che vieterà nuovi investimenti, commercio e finanziamenti da parte statunitense verso, da o nelle cosiddette repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk dell’Ucraina”. La nota precisa che le misure “saranno un’aggiunta alle rapide e severe misure economiche che stiamo preparando in coordinamento con gli alleati e i partner se la Russia invaderà l’Ucraina”.

“Condanno la decisione della Russia di estendere il riconoscimento all’autoproclamata ‘repubblica popolare di Donetsk’ e ‘repubblica popolare di Luhansk’. Questo mina ulteriormente la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina, erode gli sforzi per una risoluzione del conflitto e viola gli accordi di Minsk, di cui la Russia è parte”, ha dichiarato il segretario generale della Nato, Jen Stoltenberg, sottolineando in una nota che “Donetsk e Luhansk sono parte dell’Ucraina”. Anche il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres è “molto preoccupato” per la decisione di Vladimir Putin relativa allo status del Donbass e “chiede una soluzione pacifica del conflitto nell’Ucraina orientale, in conformità con gli accordi di Minsk”.

Con queste premesse si è riunito il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. “Le prossime ore e giorni saranno critici. Il rischio di un grande conflitto è reale e deve essere prevenuto a tutti i costi”, ha avvertito la sottosegretaria agli affari politici dell’Onu, Rosemary DiCarlo. L’ambasciatrice degli Stati Uniti all’ONU, Linda Thomas-Greenfield, ha invece evidenziato: “Il Consiglio di sicurezza deve esigere che la Russia rispetti la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina, uno Stato membro delle Nazioni Unite. L’annuncio della Russia non è altro che teatro, apparentemente progettato per creare un pretesto per un’ulteriore invasione dell’Ucraina. Annunceremo presto anche ulteriori misure relative alla palese violazione degli impegni internazionali della Russia. Per essere chiari queste misure sono separate e sarebbero in aggiunta alle misure economiche rapide e severe che abbiamo preparato in coordinamento con alleati e partner se la Russia dovesse invadere ulteriormente l’Ucraina”. Nello stesso Consiglio straordinario anche l’Ue ha fatto sapere che “reagirà con sanzioni contro coloro che sono coinvolti in questo atto illegale”.

Putin, però, sembra essere sordo a quanto sostenuto dalla comunità internazionale e, tornato a parlare, ha chiarito in maniera netta le sue convinzioni: “Gli accordi di Minsk non esistono più, abbiamo riconosciuto le repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. La soluzione migliore sarebbe che l’Ucraina rinunciasse spontaneamente all’ambizione di aderire alla Nato. Sappiamo che l’Ucraina ha una capacità nucleare e ha fatto ricerca per aumentarla, ha diversi missili in dotazione ed è una reale minaccia strategica per la Russia”.

E’ in questo contesto che il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha annunciato la sospensione al procedimento autorizzativo per il Gasdotto Nord Stream 2. “Ho chiesto al ministero per l’Energia di avviare le procedure perché non venga emessa la certificazione per l’avviamento della pipeline”, ha fatto sapere Scholz. La mossa, considerata l’importanza strategica del gasdotto, ha il chiaro intento di intimidire la Russia. Infatti, se da un lato l’Europa è molto dipendente dalle forniture di Gazprom, colosso dell’energia controllato dal Cremlino, dall’altro l’economia russa, fondata sugli idrocarburi, non può permettersi di perdere il principale acquirente di gas. Tuttavia, la Russia non si è scomposta ritendendo probabilmente che lo stop sia soltanto provvisorio. Addirittura l’ex presidente russo e consigliere per la sicurezza, Dmitry Medvedev, ha ironizzato: “Benvenuti nel nuovo mondo coraggioso in cui gli europei pagheranno molto presto 2.000 euro per 1.000 metri cubi di gas naturale”.

L’Ue però è coesa. Durante la riunione straordinaria dei 27 ministri degli Esteri dei Paesi membri , durato 24 ore, è stato raggiunto un accordo unanime per un pacchetto di sanzioni” che “faranno molto male alla Russia”, secondo quanto dichiarato dall’ Alto Rappresentante Ue della Politica Estera, Josep Borrell. Per quanto riguarda le sanzioni Borrell ha specificato: “colpiremo 27 individui ed entità che hanno ruolo nel minare o minacciare l’integrità territoriale, la sovranità dell’Ucraina e la sua indipendenza. Queste persone ed entità sono suddivise nelle seguenti aree: i responsabili di minacciare l’Ucraina, le entità che sostengono finanziariamente o materialmente, chi nel settore della Difesa sta giocando un ruolo nelle azioni di destabilizzazione e coloro che sono impegnati in questa guerra di disinformazione, e le banche che stanno finanziando i decisori russi in questi territori. Colpiremo inoltre i rapporti commerciali con i territori dei separatisti, esattamente come facemmo con la Crimea. Per assicurarci che i responsabili sentano realmente le conseguenze economiche delle loro azioni. Infine, colpiamo l’abilità del Governo e lo Stato russi di accedere al mercato di capitali e servizi finanziari, limitando il finanziamento delle loro politiche, limitando l’accesso al loro debito sovrano al nostro mercato finanziario. A questo pacchetto si aggiunge un’altra decisione non dell’Ue ma della Germania a cui voglio rivolgere una parola di apprezzamento per aver reso il nostro messaggio oggi ancora più forte annunciando lo stop della certificazione del gasdotto Nord Stream 2. Gli sforzi diplomatici continueranno dobbiamo prevenire ad ogni costo il conflitto. Abbiamo ora ricevuto la richiesta dell’Ucraina di aiutarli nell’affrontare attacchi cyber e noi manderemo una missione”.

Dello stesso tenore le parole della presidentessa della Commissione europea Ursula von der Leyen, che ha assicurato: “Finalizzeremo rapidamente il pacchetto di sanzioni che “hanno come target individui e società coinvolte in queste azioni, banche che hanno finanziato l’esercito russo e l’apparato e contribuito alla destabilizzazione”.

I leader europei tentano di fare fronte comune. Macron ha avuto colloqui telefonici con diversi leader europei, tra cui il premier Mario Draghi, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il presidente del consiglio europeo, Charles Michel, con il premier britannico Boris Johnson. Dovrebbe anche sentire prossimamente il premier olandese, Mark Rutte. Da Londra, invece, è stata diramata una nota in cui si legge che Hohnson ha illustrato a Macron il pacchetto di sanzioni economiche immediate annunciate dal Regno Unito, primo Paese europeo a farlo ufficialmente.

Intanto la situazione sul campo si fa sempre più allarmante. Dopo che Putin ha riconosciuto l’indipendenza delle regioni separatiste di Donetsk e Lugansk   ha ordinato l’invio di truppe nella regione del Donbass. L’intelligence militare dell’autoproclamata repubblica separatista di Donetsk ha segnalato spostamenti dei sistemi missilistici antiaerei S-300 dell’Ucraina nei pressi degli aeroporti internazionali di Kiev, Dnepropetrovsk e Cherkassy. Nel frattempo, sei distinte esplosioni sono state udite nel centro di Donetsk, sono ripresi i bombardamenti sulla “linea di contatto” fra le truppe di Kiev e le forze separatiste mentre decine di migliaia di civili provenienti dalle regioni separatiste dove già si combatte stanno fuggendo dall’Ucraina verso la Russia. Putin, inoltre, ha chiesto e ottenuto dal Senato di Mosca l’autorizzazione all’invio di forze militari all’estero, a sostegno dei separatisti in Ucraina.

“La Nato è risoluta e unita nella sua determinazione a proteggere e difendere tutti gli alleati. Nelle scorse settimane abbiamo dispiegato migliaia di soldati aggiuntivi nella parte orientale dell’Alleanza. Abbiamo oltre 100 jet ad allerta alta e ci sono oltre 120 navi in mare, dall’alto nord al Mediterraneo. Continueremo a fare tutto ciò che è necessario per proteggere gli alleati dalle aggressioni”, ha affermato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg.

Sembra che l’unico appiglio per evitare un conflitto che sembra ormai imminente sia  l’apertura al dialogo di Serghei Lavrov,  pronto a incontrarsi con il segretario di stato americano, Antony Blinken. L’incontro dovrebbe avvenire il 24 febbraio a Ginevra.

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