Ucraina: Zelensky chiede ingresso in Europa ma l’Ue frena, intanto continuano pesanti sanzioni economiche per la Russia

di Corinna Pindaro

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, forte delle dichiarazioni di Ursula von der Leyen ha chiesto ufficialmente l’ammissione immediata dell’Ucraina all’Unione Europea attraverso la nuova procedura accelerata e semplificata. La strada, però, non è spianata come può sembrare a prima vista. Anzitutto il portavoce della Commissione europea, Eric Mamer, ha chiarito che la presidente della Commissione, nelle dichiarazioni a favore dell’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea, “ha espresso una prospettiva largamente condivisa”, ma “ha anche ricordato il processo” di adesione degli Stati terzi all’Ue “e non ha accennato a deviazioni da tale processo, nonostante le richieste di una ‘corsia prioritaria’” dedicata a Kiev. Il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, ha  inoltre evidenziato che non tutti i Paesi sono concordi nel concedere all’Ucraina l’adesione alla Ue dopo la richiesta avanzata dal governo di Kiev. “L’Ucraina sta chiedendo” di accelerare “il processo di adesione da qualche tempo e finora nel dibattito generale” tra i Paesi Ue ci sono state “opinioni diverse”, ha detto Michael. Sul punto  frena anche Borrell, l’Alto rappresentante per la politica estera, ha affermato che l’adesione dell’Ucraina all’Ue nell’immediato “non è in agenda”. “Dobbiamo dare una risposta per le prossime ore, non per i prossimi anni. L’Ucraina ha una chiara prospettiva europea”, ma ora è il momento di “lottare contro un’aggressione”, ha sottolineato Borrell.

L’Ue  ha escluso dal sistema bancario Swift selezionate banche russe; attraverso lo strumento European Peace Facility fornirà all’Ucraina armi difensive, anche letali, e beni non letali ma essenziali allo sforzo militare come il carburante; varerà nuove misure nei confronti della banca centrale russa che porteranno a congelare oltre a metà delle riserve valutarie di Mosca; ha chiuso il traffico aereo a Mosca. L’Ue ha, ancora, introdotto misure restrittive anche contro i più importanti settori economici della Bielorussia, definita “l’altro aggressore” quali lo stop all’export di prodotti come carburanti, ferro, acciaio, minerali, tabacco, legname, cemento e per quegli scambi commerciali per cui è stata sanzionata la Russia. Tuttavia “congela” la richiesta di Zelensky.  Del resto occorre considerare che, non solo il procedimento di adesione è molto complesso e necessita della ratifica da parte di tutti gli Stati membri, ma è necessario che il nuovo Stato membro ponga in essere diverse riforme sul proprio sistema giuridico sotto il controllo della Commissione affinché risulti simile a quello degli altri Paesi Ue. Per Zelensky però, al di là dell’aspetto burocratico, l’ingresso nell’ Ue è una vera e propria disperata richiesta di aiuto: il Trattato Ue prevede tra gli Stati membri la clausola di difesa reciproca all’art 42 secondo cui tutti i Paesi dell’Unione sono obbligati ad assistere uno Stato membro che è “vittima di un’aggressione armata sul suo territorio”.

Intanto, continua il grande supporto all’Ucraina in termini di sanzioni e sostegni.  In Italia, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera all’unanimità al decreto legge per garantire sostegno e assistenza al popolo ucraino.  “Il provvedimento prevede un intervento per garantire sostegno e assistenza al popolo ucraino attraverso la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative dell’Ucraina”, si legge in una nota di Palazzo Chigi.

Gli Stati Uniti hanno vietato tutte le transazioni con la banca centrale russa con effetto immediato. “La decisione congela tutti i beni detenuti dalla banca centrale russa negli Stati Uniti, o detenuti ovunque da persone statunitensi”, si legge in una nota del ministero del Tesoro americano.  Le sanzioni statunitensi si dirigono anche verso il fondo sovrano russo Rdif, “simbolo della cleptocrazia russa” a cui Mosca si appoggiava “per raccogliere capitali all’estero, inclusi gli Stati Uniti”, e al suo ceo Kirill Dmitriev “noto alleato di Putin”. Inoltre, i soldati assegnati al 173rd Airborne Brigade hanno viaggiato, nelle scorse ore, da Aviano Air Base, in Italia, alla Lettonia, per sostenere gli alleati della Nato. Ne dà notizia la Base di Aviano (Pordenone) attraverso i propri canali social. “Sono arrivati lì – si legge su Facebook – con l’aiuto del 724th Air Mobility Squadron e altri elementi di supporto all’interno del 31st Fighter Wing qui. #StrongerTogether #WeAreNATO”. La Gran Bretagna ha deciso di vietare alle navi associate alla Federazione Russa di entrare nei porti britannici. “In queste condizioni, il ministero dei Trasporti non ritiene opportuno che le navi russe continuino a fare scalo nei porti del Regno Unito”, ha dichiarato il ministro dei trasporti Grant Shapps. Con questa decisione sembra che per Mosca, dopo la chiusura dello spazio aereo, sia destinata ad arrivare anche quella marittima. Anche il governo della Svizzera, notoriamente territorio neutrale, ha varato un pacchetto di sanzioni contro la Russia. In particolare, verranno congelati i beni riconducibili a un elenco di società e persone. In questa lista è compreso anche Vladimir Putin.

Sanzioni arrivano anche dal mondo dello sport. Il Cio, il Comitato Olimpico internazionale,  ha bandito dallo sport mondiale gli atleti di Russia e Bielorussia. L’Esecutivo ha ritirato l’Ordine Olimpico, massima onorificenza del movimento a cinque cerchi, al presidente russo dopo l’invasione dell’Ucraina, e ha “vivamente raccomandato a tutte le federazioni mondiali di non invitare atleti russi e bielorussi” nelle competizioni sportive internazionali.  I cittadini russi o bielorussi, siano essi individuali o di squadra, dovrebbero essere accettati solo come neutrali, senza inni e bandiere. La Fifa e la Uefa, poi, “hanno deciso oggi insieme che tutte le squadre russe, siano esse rappresentative nazionali o squadre di club, saranno sospese dalla partecipazione alle Competizioni Fifa e Uefa fino a nuovo avviso”.

Chi non è d’accordo è la Cina, la quale si oppone alle sanzioni unilaterali definendole illegali e continuerà a svolgere la normale cooperazione commerciale con la Russia, anche dopo la mossa di Usa e Paesi alleati sulla rimozione selettiva delle banche russe dal sistema Swift. “Cina e Russia continueranno a svolgere la normale cooperazione commerciale nello spirito del rispetto reciproco, dell’uguaglianza e del reciproco vantaggio”, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri, Wang Wenbin, secondo cui “la Cina si oppone all’uso delle sanzioni per risolvere i problemi ed è ancor più contraria alle sanzioni unilaterali che non hanno basi nel diritto internazionale”.

Di fronte alle durissime sanzioni economiche che hanno colpito la Russia Putin ha reagito definendo l’Occidente un “impero delle bugie”. Mosca ha deciso, in risposta alla medesima sanzione, di chiudere lo spazio aereo alle compagnie aeree di 36 Paesi, tra cui quelli europei e del Canada. Il Cremlino ci tiene, comunque, a mostrarsi integro e ha fatto sapere che le misure “hanno cambiato in modo significativo la realtà economica della Russia ma, per quanto dure e problematiche, non  tolgono al Paese il potenziale necessario per compensare i danni”.

Tuttavia la Borsa di Mosca è rimasta chiusa. Gli spread sul rublo sono aumentati di otto volte, con i market maker da Sydney a Hong Kong che si tirano indietro. La valuta è stata indicata in calo del 28% nel trading offshore mentre le sanzioni imposte alla Russia e alla sua banca centrale aumentano le preoccupazioni per le reazioni a catena.  A Mosca, assistiamo sin dalle prime ore del mattino a file chilometriche davanti le banche e  nelle banche straniere come Intesa SanPaolo, Unicredit e Raiffeisen Bank, è impossibile reperire valuta estera

Si sgonfiano, invece, le quotazioni del gas, dopo l’impennata dei giorni scorsi.  Ad Amsterdam il prezzo del gas che funge da benchmark per l’Europa si colloca a 97,9 euro al megawattora, a fronte del massimo di 128 euro (+37,4%) toccato in mattinata.

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