Villa Tirrena: un paradiso dei sensi nel viterbese tra arte contemporanea, calanchi e vigneti

di Massimo Cellini

Villa Tirrena è un luogo incantato, che spunta fuori dal nulla da un parco inatteso e che è figlio legittimo di due appassionati del bello, vale a dire Noemia e Paolo e d’Amico, lei grandi esperienze nel mondo della moda e del lusso, lui a capo di una famiglia di armatori arrivati alla terza generazione. Il Giardino delle Sculture di Villa Tirrena, questo il nome completo del complesso di cui stiamo per parlarvi, nasce da una idea comune dei due fondatori e proprietari e dal loro grande amore per l’arte, per le cose un pò fuori dall’ordinario. Siamo nell’Alto Viterbese in un lembo meraviglioso di Lazio che si incunea tra l’Umbria e la Toscana. La tenuta, tra le bellezze della natura, le opere d’arte, la vigna e la cantina provoca stupore e meraviglia ad ogni passo. Tutto è misurato, tutto è appropriato, tutto genera sincero stupore.

Il giardino, sotto il quale sorgono le cantine costruite a forma di tunnel, nasce fin dall’inizio come luogo dove ospitare le sculture di arte moderna e contemporanea di artisti facenti parti della collezione di famiglia. In senso metaforico potremmo dire che fanno parte della proprietà tre tipologie di sculture. La natura che fa sfoggio di sé grazie ad un affaccio da capogiro sui mitici Calanchi, conformazioni spettacolari simili a i canyon americani. Questa è una vera chicca, un ambiente naturale incontaminato di rara bellezza, oggi patrimonio nazionale dell’Unesco. Poi vi è la Torre del sole, una costruzione medievale del 1.300, ristrutturata e riportata agli antichi splendori. Infine, incastonate nel giardino da mani sapienti, compaiono qui e là sculture contemporanea di rara bellezza. Recentemente, per altro, sono entrate a far parte della collezione anche sculture realizzate a Cinecittà’, grazie ad un’altra passione dei coniugi d’Amico, cioè il cinema. Un mondo divenuto in realtà parte della loro vita visto che la figlia di Noemia è lei stessa scenografa e per di più sposata con il nipote di John Huston.

Tutto il processo di creazione del giardino, dalla disposizione delle opere d’arte alla scelta dei fiori, è frutto di una sinergia tra Noemia d’Amico ed il paesaggista Elio Cavallo, un lavoro in costante divenire poi continuato da Luca de Troia, artista plastico che ha anche realizzato una delle sculture contenute nel giardino.

Il giardino sospeso delle sculture nasce dal desiderio di realizzare in un contesto naturale così potente un vero e proprio museo a cielo aperto. La scelta dei lavori da acquisire, è personale, frutto cioè dell’esperienza di collezionisti di Noemia e Paolo.

Ma come e quando è nata l’idea di Villa Tirrena? Chiediamo ai padroni di casa…

“Villa Tirrena – racconta Noemia – è nata nel 1985 con l’idea non di dare vita ad una semplice casa di campagna, ma di creare qualcosa di diverso che si basasse però su eccellenze differenti tra loro quali la natura, l’arte ed il vino. Perché Alto Lazio? Abbiamo scelto l’Alto Lazio perché sapevamo che non avremmo mai potuto abitare in campagna e quindi una soluzione vicino a Roma era la più facile da gestire. Poi c’è stato il tema del fascino del luogo. I Calanchi sono una rarità assoluta, un gioco della natura abbagliante. Infine, c’era anche il fascino della sfida: il viterbese benché bellissimo è ancora scarsamente conosciuto ed ha un valore percepito inferiore rispetto a quello reale”.

In più ci pare che lei, Paolo, conoscesse questo già questo posto anche per  suoi motivi professionali. Giusto?

“Si – risponde Paolo d’Amico – effettivamente sono stato consigliere in una banca locale per svariati anni. Quel lavoro mi ha consentito di conoscere e scoprire meglio questa zona. Ma, confesso, abbiamo dovuto girare un po’ prima di trovare il posto giusto. La prima volta che arrivammo qui diluviava pure. Ma il fascino del luogo è emerso subito e ci ha stregato”.

A Villa Tirrena si vive in un ambiente sospeso, rarefatto, ricco di atmosfere intense. Un luogo da trionfo dei sensi potremmo dire. Come l’avete costruito?

“Noi ci teniamo tantissimo a trasmettere la nostra emozione ai nostri ospiti o a chi viene qui semplicemente a comprare il nostro vino. I sensi fanno parte di queste emozioni: appena si arriva e si passa tra vigne e opere d’arte per poi arrivare al dirupo con vista sui calanchi la reazione immediata è quella della sorpresa. Un effetto wow che coglie tutti e lascia col fiato in gola. Poi si entra e si scopre prima la bellezza della casa poi la sacralità della cantina. La nostra è una specie di villa romana da scoprire poco a poco, da gustare un pezzo alla volta per coglierne le diverse doti”.

In questo contesto anche l’aspetto dell’empatia è importante… Vero?

“Esatto – spiega Noemia-  l’obiettivo è condividere con i nostro ospiti le emozioni e fargli scoprire tutte le amenità e le gioie del luogo, solleticando appunto i loro sensi”.

Anche Paolo d’Amico si sofferma sul tema delle emozioni.

“Questa è una lunga storia di passioni. Abbiamo scoperto il luogo col tempo e col giusto tempo lo abbiamo fatto diventare quello che è oggi.  Era ed è tutt’ora un work-in-progress. Ogni lavoro che abbiamo fatto è sempre stata un’emozione difficile da descrivere: che si trattasse delle vigne o delle opere d’arte del giardino o della casa tutto ci ha coinvolto emotivamente. Ed è un po’ questo quello che vogliamo trasmettere a chi ci viene a trovare, anche perché questo è un luogo magico per trovare ispirazioni, buone idee.

“Non a caso – prosegue Paolo – abbiamo una coppia di americani che da 12 anni viene da noi perché ci dicono che le loro più belle decisioni le hanno prese qui a Vaiano. Questo è  del resto, come dicevo, è un posto che da idee.

Vino natura e arte. Come e quando è nata la decisione di avere una collezione di arte?

“Sono tre cose per me molto collegate – è ancora Paolo che parla – sicuramente lo sono anche per Noemia. Il vino è partito da un amore, noi latini il vino lo abbiamo nel dna come l’olio d’oliva. Poi abbiamo fatto un bellissimo viaggio in Borgogna e da li è nata l’idea del vigneto e della cantina. La passione dell’arte l’abbiamo sempre avuta. Avendo la fortuna di avere ampi spazi, chiaramente siamo stati stimolati a riempirli di cose belle. Anche il vino richiede tempo, perizia e molto impegno e noi, sapendolo, abbiamo provato a fare le cose nei modi giusti. La natura evidentemente non è opera nostra, l’abbiamo vista e l’abbiamo scelta cercando di migliorare quel che potevamo con un giardino al quale prestiamo molte cure ed attenzione”.

La collezione d’arte contemporanea di Villa Tirrena è certamente uno dei pezzi forti della vostra temuta. Eravate già collezionisti prima?

“Sì – rispondono insieme –   siamo collezionisti di arte moderna e contemporanea da tempo. Amatoriali ma molto dedicati, da una vita giriamo per fiere, musei e gallerie. Un buon modo per affinare gusto e conoscenze. E’ questo percorso che ci ha consentito di collezionare con autonomia e consapevolezza”.

A Villa Tirrena ci sono opere diverse nello stile e nel genere, ma tutte accumunate dal fatto che stanno bene dove Noemia e Paolo d’Amico le hanno ubicate. Che sia Anish Kapoor o Mitoraj, Oliviero Rainaldi o Banksy tutto gira bene in questo piccolo paradiso dei sensi dell’Alto Viterbese.

Quello che tuttavia colpisce è ancora una volta la mano dei padroni di casa. Ogni opera ha una sua storia e una sua ragione. Il lavoro di Alessandro Twombly, figlio del grande Cy, si inserisce perfettamente nello spirito del luogo grazie ad una perfetta interpretazione delle caratteristiche naturali dei calanchi e delle colline viterbesi. Per non parlare dei legni del Fratelli Campana, due brasiliani geniali esposti anche al Maxxi e al MoMa di New York che lavorano sul rifacimento rivisitato delle vecchie abitazioni degli Indios, le celebri “Maloca”.

E così di seguito, il giardino è un susseguirsi di scoperte e di suggestioni. Un gioco di verdi differenti porta dritto a quello specchio mirabolante che è insito in ogni opera di Anish Kapoor, mentre una dolcissima madre di Oliviero Rainaldi è conservata in una stanza fatta da alte siepi che la proteggono e la esaltano allo stesso tempo. Anche il topolino di Banksy trova la sua giusta collocazione in questa orda di colori dell’Alto Lazio.

E poi ancora le sculture di Lucio Salvatore, Gianni Gianesi, Salvatore Savoca, David Begbie, Edgar Duvivier, Ernest Henry Michahelles, Bruno Cassinari, Sophie de Francesca, Luca de Troia, Niles Mistry, Emily Young, Leo Du Feu, Georgina Barclay: sono tutte opere con una loro storia autonoma che tuttavia ora sono riunite in un’unica grande mostra collettiva organizzata da Noemia e Paolo d’Amico.

Un pezzo emblematico di questo posto delle meraviglie è infine il “Mark Shand’s Garden”: Mark, prima della sua prematura scomparsa, era un assiduo frequentatore del “Giardino delle Sculture di Villa Tirrena” perché era grande amico dei padroni di casa e perché da sofisticato viaggiatore ed amante del bello aveva eletto in questo angolo del viterbese il suo “buen retiro” di campagna negli anni in cui visse a Roma.

Mark Shand con la sua fondazione si batteva viaggiando per il mondo intero per la tutela degli animali asiatici in via di estinzione. Nel giardini dei d’Amico attraverso le opere d’arte che lui acquistò per loro permane uno splendido ricordo della sua missione a salvaguardia della natura e della sua attenta passione per la bellezza. Guarda caso la stessa dei d’Amico.

(Associated Medias) – Tutti i diritti sono riservati