di Corinna Pindaro
Durante la Cop26 si è raggiunto un importante traguardo: oltre cento leader rappresentanti dei Paesi ove è situato l’86%delle foreste del pianeta si sono impegnati a porre fine alla deforestazione entro il 2030. Gli impegni sono supportati da ingenti investimenti sia pubblici che privati per un importo di 19,2 miliardi di euro. L’Ue si è impegnata per un miliardo, di cui 250 milioni sono da destinare al Bacino del Congo. Il presidente Usa, Joe Biden, si è impegnato a chiedere l’autorizzazione al Congresso per stanziare 9 miliardi entro il 2030. Tra i firmatari dell’accordo vi sono anche Brasile -duramente criticato per aver trascurato negli ultimi anni l’Amazzonia-, Russia, Cina, Colombia, Indonesia, Australia, Costa Rica.
Il premier britannico, Boris Johnson ha descritto l”impegno a fermare la deforestazione come “un accordo chiave per proteggere e ripristinare le foreste della Terra”. Johnson ha poi aggiunto: “Questi grandi ecosistemi pieni di vita, vere cattedrali della natura, sono i polmoni del nostro pianeta”. Sul palco con il capo del governo inglese era presente anche il presidente Usa, Joe Biden, insieme con il principe Carlo e il presidente indonesiano, Joko Widodo. L’accordo per fermare la deforestazione è rivolto in prevalenza alla protezione delle grandi foreste del mondo: dalla taiga siberiana devastata negli ultimi anni dai incendi mai visti prima, all’Amazzonia, presa di mira proprio dal presidente brasiliano Bolsonaro, fino al bacino del Congo, sede della seconda foresta pluviale più grande del mondo.
Un altro importante risultato raggiunto in seno alla Cop26 riguarda i finanziamenti privati per incrementare la diffusione delle energie rinnovabili nei Paesi in via di sviluppo: la Global Energy Alliance for People and Planet.I partecipanti all’alleanza sono colossi commerciali e grandi fondazioni, in prima linea quelle di Ikea e Rockefeller. L’obiettivo è costituire delle banche multilaterali e agenzie di sviluppo che si impegnino a raggiungere 100 miliardi di dollari destinati alla costruzione di pale eoliche e centrali fotovoltaiche in Asia, Africa e America Latina.
Secondo quanto riportato dal Financial Times il presidente esecutivo di Ikea si è posto come dead line al raggiungimento del progetto il prossimo decennio il che vorrebbe dire eliminare la produzione di 4 miliardi di tonnellate di carbonio. Sempre secondo il Financial Times anche Jeff Bezos dovrebbe entrare a far parte dell’alleanza e con il suo Bezos Earth Fund dovrebbe destinare al progetto 500 milioni di dollari, che vanno a sommarsi al miliardo già stanziato da Ikea e Rokefeller e agli oltre otto con cui parteciperanno alla Global Energy Alliance istituzioni come World Bank, Asian Development Bank, e US International Development Finance Corporation. Bezos, peraltro, ha promesso 2 miliardi di dollari per rigenerare in Africa terreni “degradati dal clima”.
L’alleanza, infatti, intende investire in progetti di energia rinnovabile come il micro solare e l’energia idroelettrica, con i propri soldi perché fungano da capitale di rischio, capace di attrarre investitori privati. I primi progetti di questo tipo sono previsti in Nigeria, Etiopia, Sudafrica e Repubblica Democratica del Congo in Africa; India, Indonesia, Vietnam e Pakistan in Asia; e Colombia e Haiti in America Latina.
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