Dark Net e Deep Net, cosa c’è sotto, come si utilizza

di Giulio Talarico

Si sente sempre più parlare del “Dark Net” ma la sensazione è che su questo tema molti facciano confusione. Molti lo considerano come il network dei cattivi, quel mondo che si nasconde dietro la maschera di Guy Fawkes usata dagli hacktivist Anonymous. La definizione del network rimane effettivamente un’incognita, perché al suo interno si celano vari mondi, tuttavia pochi sanno quanto l’utilizzo del network sia molto più comune e sicuro di quanto non si creda. Per provare a darne una definizione, dobbiamo prima fare un passo indietro e parlare del “Deep Web”, che spesso viene confuso con il network che andremo ad osservare.

Il concetto di Deep Web è spesso rappresentato dalla metafora dell’iceberg: l’iceberg rappresenta Internet nella sua integralità, dove la parte superiore è il Surface Web, la parte del world wide web accessibile direttamente attraverso il Search Browser e aperta ad ogni utente di Internet, e il Deep Web come il lato sommerso dell’iceberg. Essendo “sommerso”, il Deep Web è la parte di internet a cui non si può accedere direttamente attraverso i software dei browser, ma è invece ad accesso privato. Contiene elementi come reti private, e-mail, net banking o documenti di ricerca. E, come nella metafora dell’iceberg, è molto più grande della sua controparte: infatti, secondo il sito Invention Machine, il web di superficie ha circa 19 TB di contenuti, mentre il web profondo ha più di 7500 TB.

Ma perché stiamo parlando di Deep Web? Proprio perché il Dark Net è una piccola parte di essa. Essa è infatti una “rete di macchine collegate tra loro privatamente e accessibili solo attraverso un’adeguata configurazione, software o autorizzazione”, quasi sempre in forma di comunicazione p2p (Scavelli, 2017). La peculiarità del Dark Net, che è la ragione per cui molte azioni illegali vengono compiute su di essa, è che garantisce ai suoi utenti un completo anonimato grazie all”Onion Routing Network”. Il sistema funziona nel modo seguente: le informazioni non viaggiano direttamente dall’utente al server come nelle classiche tipologie di browser, ma passano attraverso diversi “strati” (come se fosse, appunto, una cipolla), dei “relay nodes” (Onion Router) criptati tra di loro, dove ogni nodo conosce solo la provenienza e la destinazione dell’informazione, garantendo così l’anonimato di cui abbiamo parlato prima.

TOR (acronimo di “The Onion Router”) è il principale software utilizzato nel Dark Web. È stato sviluppato in collaborazione con il Laboratorio di Ricerca Navale degli Stati Uniti e un’organizzazione no-profit chiamata Free Haven Project. L’intento era quello di creare una rete militare sicura dove i membri del governo potessero scambiarsi informazioni in modo sicuro. Il network ha poi preso un’altra piega a fine anni 90’, espandendosi alla sfera degli utenti comuni di internet, e creando cosi un modo di garantire la propria privacy nelle comunicazioni in p2p, e per sfuggire alla sorveglianza di massa che viene effettuata di fatto attraverso il controllo dei dati da parte di grandi aziende e che è impossibile aggirare nei browser classici come Google Chrome, Safari o Mozilla Firefox. Il sistema è interamente gestito da utenti-volontari.

Oggi, TOR è un sistema che offre una rete di comunicazione a oltre 2,5 milioni di utenti giornalieri. Nonostante ciò, il Dark Web diventa sempre di più accessibile e a portata di mano. Il miglior esempio è sicuramente Telegram, l’app da smartphone da oltre 400 millioni di utenti mensili che offre le stesse opzioni di WhatsApp, ma garantisce la sicurezza attraverso un sistema distribuito in tutto il mondo, gestito da diverse entità legali, rifacendosi così al concetto dell’Onion Routing Network.

Il Dark Web è insomma un Giano bifronte: può essere pericoloso perché al suo interno vi si possono celare attività criminali di ogni genere, ma può anche essere la soluzione a molti problemi, nel senso che può soddisfare necessità di riservatezza e anche il legittimo desiderio di avere corrispondenze che non vengono “tracciate” da i vari “centri di ascolto del web”. Ecco perché deve essere studiato a più fondo. Soltanto una maggiore conoscenza di questa grande rete nascosta ne può migliorare la fruibilità e far diffondere la fruizione positiva e al contempo ne può limitare l’uso improprio. Del resto, come ha scritto il leader dei Pink Floyd, Roger Waters, “The Dark Side of the Moon era un’istanza di empatia politica, filosofica e umanitaria che chiedeva disperatamente di venir fuori”. Come il celebre album della band inglese ha descritto le istanze di un’epoca, così il “Dark Web” descrive una tipica situazione contemporanea di conflitto, dove bene e male stanno sotto lo stesso tetto. Ora come allora è necessario uno sforzo collettivo per valorizzare gli aspetti positivi di questo potentissimo sistema di comunicazione a danno di quelli negativi.