di Mario Tosetti
La crisi energetica è un problema che a più livelli si tenta di arginare. In Italia, secondo il piano gas presentato in Cdm dal ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, i termosifoni sia per gli edifici privati con riscaldamento centralizzato sia per quelli pubblici è previsto che dovranno essere accesi ad un grado in meno e per un’ora al giorno in meno. E, sebbene continuino a crescere gli stoccaggi di gas in Italia, che secondo i dati certificati dalla piattaforma Gie- Agsi hanno un totale relativo dell’81,93% vicino, quindi, all’obbiettivo fissato da Cingolani del 90% entro l’inverno, il pericolo è tutt’altro che scampato.
Qualora la Russia decidesse di sospendere completamente l’invio di gas “avremmo un buco di 4 miliardi di metri cubi”, che resterebbe scoperto anche dagli stoccaggi nazionali al 90%, e “quindi se dovessero mancare quei 4 miliardi e fossero tutti incidenti sull’industria, vorrebbe dire spegnere quasi un quinto dell’industria italiana”. Queste le parole del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che invoca “una strategia di razionamento”, con “una scelta politica su cui chiediamo grande responsabilità perché spegnere il sistema industriale significa mettere a rischio migliaia di imprese e posti”.
I costi dell’energia pesano incredibilmente sulle aziende e sulle industrie al punto che Bonomi ha parlato di “un terremoto economico”. Pertanto “Il governo può e deve intervenire -ha aggiunto- non possiamo aspettare due mesi per l’arrivo del nuovo governo” per affrontare “un problema di questa dimensione, che vuole dire mettere a rischio il sistema industriale italiano, mettere a rischio il reddito e l’occupazione delle famiglie”. “Oggi l’industria è un tema di sicurezza nazionale”, ha sottolineato il presidente di Confindustria.
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