Huawei, prosegue la partnership con le università canadesi

Nonostante il ban sul 5G per ragioni di sicurezza nazionale, le università dicono di voler mantenere le collaborazioni con la società cinese, che spende 25 milioni di dollari all’anno in progetti di ricerca e sviluppo

di Marco dell’Aguzzo

Il 19 maggio scorso il Canada ha escluso Huawei dai fornitori per il 5G per ragioni di sicurezza nazionale, obbligando gli operatori di telecomunicazioni a smantellare le apparecchiature della società cinese dalle loro reti di nuova generazione entro il 28 giugno 2024. Il Governo federale non ha però vietato le partnership tra Huawei e le università, che dicono di voler continuare a portarle avanti.

Huawei spende all’incirca 25 milioni di dollari all’anno in progetti di ricerca e sviluppo (R&S) con le università e partecipa, spesso in veste di sponsor, alle iniziative di una ventina di atenei canadesi, inclusi i tre più prestigiosi: l’Università di Toronto, l’Università McGill e l’Università della Columbia britannica. Le istituzioni contattate dal quotidiano canadese Globe and Mail hanno fatto sapere di non avere intenzione di tagliare i rapporti con Huawei fintantoché Ottawa non si esprimerà in questo senso. Il motivo è economico: solo l’Università della Columbia britannica ha dichiarato di aver ricevuto da Huawei fondi per la ricerca da 6,3 milioni di dollari quest’anno; nel 2021 ha partecipato a ventiquattro progetti di ricerca con la società.

Secondo le stime di Huawei, il 10% degli investimenti annuali in R&S in Canada vengono destinati alle partnership con gli istituti: non solo università, perché Huawei possiede otto centri di ricerca privati nel Paese (a Montreal, Vancouver, Edmonton, Québec, Waterloo, Markham, Kingston e Kanata).

I contatti tra la società di telecomunicazioni cinese e gli atenei canadesi potrebbero essere di interesse per la sicurezza nazionale, perché alcuni progetti di R&S sono dedicati a tecnologie avanzate come il 5G e il 6G (lo standard di telefonia mobile successivo). Huawei non diffonde pubblicamente la quantità di proprietà intellettuali ottenute dalle università. Ma stando a un’indagine citata dal Globe and Mail, Huawei è riconducibile a quasi ottanta brevetti e domande di brevetti di ricercatori universitari canadesi in qualità di proprietaria. In alcuni casi gli atenei sono inseriti come comproprietari dei brevetti, ma i benefici derivanti dalla loro commercializzazione andrebbero all’azienda, e non è detto che le università riporteranno profitti.

Stando a un anonimo funzionario federale sentito dal Globe and Mail, l’amministrazione del Primo Ministro Justin Trudeau teme che Huawei possa intentare causa contro il governo canadese se questo dovesse ordinare la chiusura dei suoi centri di ricerca e impedirle di collaborare con le università. Una simile decisione da parte di Ottawa, inoltre, farebbe risprofondare nuovamente le relazioni con la Cina, che hanno toccato il loro punto più basso con l’arresto della direttrice finanziaria di Huawei, Meng Wanzhou, a fine 2018; per ritorsione, Pechino arrestò due cittadini canadesi con accuse vaghe, detenendoli in condizioni durissime. Il caso si è risolto lo scorso settembre, con il rilascio di Meng e il rientro in patria di Michael Kovrig e Michael Spavor.

Il Governo Trudeau non è mosso solo da preoccupazioni di politica estera, in realtà, ma anche di politica interne: ha paura che un ban di Huawei più esteso possa alimentare il dissenso della comunità sino-canadese verso il Partito liberale.

Se però Huawei è legata alle forze armate cinesi – così sostengono gli Stati Uniti e dunque anche il Canada, che l’ha bandita dal 5G –, allora la collaborazione sulla ricerca tra l’azienda e le università canadesi può costituire un rischio per la sicurezza di Ottawa perché andrebbe a stimolare l’avanzamento tecnologico dell’esercito di Pechino. Un anno fa sempre il Globe and Mail aveva scritto che l’Università dell’Alberta conduceva una massiccia collaborazione scientifica con la Cina che prevedeva il trasferimento di conoscenze in settori sensibili come le biotecnologie, le nanotecnologie e l’intelligenza artificiale. L’intelligence canadese disse che gli scienziati cinesi devono condividere le proprie scoperte con l’apparato militare. Il Ministro dell’Innovazione François-Philippe Champagne aveva precedentemente annunciato che Ottawa avrebbe chiesto agli atenei di istituire delle linee guida che tenessero conto delle implicazioni per la sicurezza nazionale nella valutazione dei finanziamenti ai progetti di ricerca.

Alcuni analisti credono che le aziende di telecomunicazioni che hanno già sostituito Huawei nella componentistica per il 5G, come Ericsson e Nokia, possano diventare anche le finanziatrici principali della ricerca universitaria.

Testo e foto pubblicati per gentile concessione di Eastwest, magazine di geopolitica diretto da Giuseppe Scognamiglio www.eastwest.eu

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