Idrogeno verde, l’Oman vuole diventare leader e l’Italia sta a guardare

L’Oman, che deve finora  la sua ricchezza e prosperitá al petrolio – l’aumento del prezzo del greggio lo ha aiutato a cancellare dal bilancio il buco di 1,03 miliardi di Omr di un anno fa e a rimetterlo in sesto- ha deciso che è ora di diversificare le proprie risorse e di scommettere sulle rinnovabili. Sole, vento, ma soprattutto idrogeno verde, settore nel quale il Sultanato punta a diventare leader nel mondo portandone la produzione a 1,25 milioni di tonnellate annue entro il 2030,  a 3,75 milioni di tonnellate  entro il 2040 e 5 a 8,5 milioni entro il 2050 e azzerando totalmente le emissioni. Un progetto ambizioso affidato all’Hydrom, sussidiaria dell’Energy Development Oman, che è stata posta sotto il controllo del Ministero dell’Energia e delle Miniere, e che Muskat punta a realizzare,  attraendo nel paese investitori stranieri pronti a scommettere sul futuro per 140 miliardi di dollari, questo è l’obiettivo per ora fissato. I responsabili della  Hydrom lavoreranno comunque a stretto braccio con l’ Authority delle zone economiche speciali e delle zone franche e l’Authority degli Investimenti, come è emerso nel corso della serie di incontri che gli alti funzionari dell’amministrazione omanita hanno avuto a Muskat con la delegazione dei giornalisti dell’Apema (Associazione della stampa europea del mondo arabo).

Il 6 novembre il primo step con l’asta dei terreni di proprietá dello stato da assegnare in due tempi, entro gennaio, ed entro maggio del 2023. Il Sultanato ha individuato  tre regioni per gli impianti di produzione dell’idrogeno verde: Duqm, Dhofar e Al-Jazir. In questa prima fase la gara di appalto riguarderá due blocchi a Duqm e quattro blocchi a Salalah (in Dhofar) per un’area totale di 1.900 chilometri quadrati, una piccolafrazione dei 50.000 chilometri quadrati che Muskat intende destinare al suo piano. Successivamente si punterá su altre aree del paese, tra cui Al Dhahirah (8.200 kmq), Al Dakhiliyah (5.180 kmq), Sur (2.450 kmq), Al Wusta / Duqm (15.930 kmq), Al Jazir (25.700 kmq) e Dhofar (7.910 kmq).

In molti si sono giá fatti  avanti, soprattutto belgi, tedeschi e olandesi. Quest’ultimi hanno giá firmato un accordo con il governo omanita durante il vertice Cop27 sul clima in corso in Egitto, decisi ad accelerare la transizione energetica integrando l’idrogeno verde nei propri settori industriali e dei trasporti, investendo 1,6 miliardi di dollari per sviluppare una rete, anche riciclando quella del gas, che  avrà una capacità iniziale di 10 gigawatt (GW). Un memorandum d’intesa, a Sharm l Shaikh,  è stato firmato anche con l’Oman dal ministro dell’Energia saudita, il principe Abdulaziz bin Salman.

Pochi gli investitori italiani che si sono fatti finora vivi. E il rischio è per l’Italia, dicono gli omaniti, che possa trovarsi a dover presto far fronte alla concorrenza dei partner europei.Il nostro paese infatti non ha ancora messo in atto politiche concrete riguardanti una strategia ufficiale sull’idrogeno. Lo stato dell’arte oggi prevede  misure che non vanno oltre quelle disposte dal Ministero dello Sviluppo Economico attraverso le linee guida pubblicate a fine 2020. Un passo avanti  è stato fatto nell’aprile del 2021 con la pubblicazione del testo definitivo del Pnrr, all’interno del quale si prevede un investimento di una ingente somma (pari circa a 3,7 miliardi di euro) dedicata a progetti riguardanti l’idrogeno. Il 6 ottobre 2021  l’ex Sottosegretario agli Affari Esteri Manlio Di Stefano intervenne insieme al Sottosegretario all’Energia omanita, Salim Al Aufi, ad un webinar di presentazione delle industrie italiane impegnate nello sviluppo del settore dell’idrogeno verde e delle rinnovabili. L’incontro, promosso dall’Ambasciata d’Italia a Mascate, ebbe il merito di consentire  a sette aziende italiane – Eni, Saipem, Maire Tecnimont, Snam, Magaldi, Ansaldo Energia e Prysmian – di promuovere nel Sultanato le eccellenze tecnologiche del nostro Paese ed esplorare possibili forme di collaborazione con l’Oman in questo campo. In  quella occasione si concordó anche l’istituzione di un gruppo di lavoro bilaterale pubblico-privato su idrogeno e rinnovabili per sviluppare opportunità d’affari, investimenti e ricerca, nel compato in cui il Sultanato è impegnato a pieno ritmo e da parte  si sottolineó il ruolo importante di fornitore di tecnologie innovative per l’Oman che il nostro paese  avrebbe potuto ricoprire.

Ma qual è la situazione oggi?  E’ cambiato il governo e si attende di conoscere quali sono nuove strategie in questo settore. Ma certo la sensazione è che il nostro paese sia ancora fermo al palo. Un immobilismo che non possiamo permetterci. Il vertice egiziano non si è ancora concluso e si spera in qualche annuncio a sorprese. Come pure si spera che qualcosa possa emergere anche dal Green Hydrogen Summit che l’Oman ha organizzato a Muskat dal 5 al 7 dicembre, al quale parteciperanno 110 compagnie internazionali e regionali.