Il fisico nucleare Gandini, centrali? Antieconomiche e sostituibili con parchi eolici. L’intervista

Chernobyl dopo l’incidente del 1986

di Velia Iacovino

Il nucleare e il gas sono fonti energetiche verdi. Una classificazione sancita il 6 luglio scorso dal Parlamento europeo, che ha assicurato cosí a questi due settori la possibilitá di accedere ai fondi per la transizione green. E in Italia sono giá molti i politici, di destra e sinistra, che, cogliendo la palla al balzo e dimentichi del referendum del 1987, hanno cominciato a invocare la costruzione di centrali anche sul nostro territorio.

Augusto Gandini, tra i massimi esperti italiani di fisica del reattore, docente all’’Università degli Studi La Sapienza di Roma, Dipartimento Diaee, boccia questa ipotesi, definendola assolutamente antieconomica per l’Italia che dovrebbe nuclearizzarsi da zero. Ricordando che 5 parchi eolici possono sostituire  una centrale e che i costi dell’eolico ormai sono stati abbattuti, ci indica invece quale, a suo avviso, sarebbe la via migliore da intraprendere.

Ecco l’intervista

La crisi energetica causata dalla guerra in Ucraina ha riportato in primo piano il possibile contributo del nucleare. Ma il tema continua a dividere Ue e opinione pubblica, anche se il 6 luglio scorso Strasburgo ha incluso nucleare e  gas nella lista degli investimenti sostenibili. Agli ambientalisti che considerano irrinunciabilmente l’argomento tabu, cosa replicherebbe? 

 

E’ un discorso complesso, il gas contribuisce all’effetto serra e di conseguenza al riscaldamento globale, il nucleare no come anche l’eolico e il fotovoltaico, che però non sono fonti costanti. L’energia può essere prodotta mediante vari sistemi, tra cui il nucleare. Occorre avere delle fonti fisse costanti, non si può avere solo fotovoltaico ed eolico, uno funziona solo di giorno e l’altro solo se c’è il vento. Fonti fisse sono l’impianto nucleare, che non produce l’effetto serra, la centrale a gas, che non inquina ma produce l’effetto serra, o quella a carbone, che va peró interrotta perché va caricata ed ha periodi di fermo ed è anti ecologica producendo effetto serra con il CO2.

 

 

L’Italia, che non ha centrali sul suo territorio, verso quali scelte energetiche dovrebbe orientarsi?

 

Se oggi avessimo delle centrali nucleari avviate e funzionanti ovviamente sarebbe conveniente utilizzarle per produrre energia, avremmo solo i costi di servizio. Avendone interrotto la costruzione dopo il referendum del 1987 la realizzazione di un impianto nucleare oggi sarebbe antieconomico. All’inizio l’eolico e il fotovoltaico avevano costi molto elevati ma oggi sono crollati e sono diventate le fonti più convenienti. Quindi bisognerebbe orientarsi sulla produzione di energia eolica e fotovoltaica più un’energia di base a gas, carbone e idroelettrico. Un parco eolico produce 200 MW (megawatt) contro i 1000 MW di una centrale, ed è tutta energia elettrica. In realtà una centrale ne produce 3000 che però corrispondono a 1000 elettrici perché 2000 vengono dispersi nelle torri di raffreddamento. Per spiegarmi meglio, un parco eolico produce tra i 100 e i 200 MW  tutti elettrici senza scarto contro i circa 1000 MW elettrici di una centrale nucleare, dunque circa cinque parchi eolici avanzati equivalgono ad una centrale nucleare. In Germania ne hanno installate un grande numero.

 

Sul fronte degli standard di sicurezza e dopo l’incidente di Fukushima, le risulta che siano stati fatti progressi nel settore nucleare? 

 

L’incidente di Fukushima non fu causato da un malfunzionamento del reattore ma da uno tsunami, un evento catastrofico che ha impedito al sistema di raffreddamento di funzionare. Occorre assicurarsi che ciò non possa più succedere. Gli impianti hanno bisogno di trovarsi vicino al mare o presso fonti d’acqua per il sistema del ciclo di raffreddamento. Alla luce di quell’evento, vanno ripensate e innalzate le misure di sicurezza.

Il disastro di Cernobyl invece fu causato da un esperimento dei tecnici. Mentre il reattore era praticamente spento ed a barre di controllo inserite lo hanno avviato estraendole, con ciò innescando una reazione velocissima che da quasi zero potenza è andata a valori molto elevati e non l’hanno potuta controllare. L’impianto era a cielo aperto senza cupola di protezione in cemento armato, c’era solo una tettoia. Era un impianto di vecchia generazione. Il nucleare comporta anche il pericolo della proliferazione, cioè che vengano prodotti ordigni nucleari a scopo bellico con il plutonio prodotto negli impianti. Fintanto che i paesi che producono energia nucleare sono gli Stati Uniti, la Cina, la Russia, paesi ritenuti ‘responsabili’, si può sperare in una forma di mutuo equilibrio, ma se succede che qualsiasi paese possa dotarsi di reattori si può temere per il futuro dell’umanità a causa di quelli con pochi scrupoli.

Oggi costruire da zero una centrale conviene o no? E quali sono i tempi? 

 

Conviene costruire centrali dove già ce ne sono e in cui esistono tutte le strutture necessarie, in particolare quelle per lo smaltimento delle scorie. Per la realizzazione di un impianto ci vogliono dai sette ai dieci anni. Oggi non conviene costruirle da zero, se un paese ha già dei parchi di centrali nucleari possiede anche le infrastrutture, non c’è il problema della costruzione del combustibile e dello smaltimento delle scorie, e tutta l’impiantistica è già presente. Ci vogliono le fabbriche di combustibile che va riprocessato, ed è un procedimento complesso, oltre allo stoccaggio dei rifiuti radioattivi per cui bisogna avere dei luoghi adatti, bisogna separare il combustibile bruciato dai prodotti di fissione e poi ricostruirlo. Ci sono impianti enormi a Pierrelatte in Francia che fanno questo lavoro, noi non abbiamo nulla di tutto questo.

Poi va considerato che una centrale è obsoleta dopo circa 60 anni quindi c’è il problema del recupero del territorio, o se ne può ricostruire una nuova ‘in loco’ per le infrastrutture già esistenti. Noi non abbiamo tali infrastrutture. Un tempo eravamo partiti con l’idea di costruire delle centrali a Caorso, Trino Vercellese, Latina, Montalto di Castro, avevamo in Basilicata  un centro per il combustibile, eravamo stati tra i primi in Europa ma poi ci siamo fermati, il presidente di allora del CNEN (poi diventato ENEA), il prof. Umberto Colombo, aveva voluto fortemente la realizzazione di questi progetti.

 

Esiste la possibilità di realizzare mini centrali mobili o è fantascienza? 

 

Si, per esempio le stanno pensando per l’Alaska, si tratta di centrali mobili abbastanza piccole di circa 200 MWe.

 

Tra le forme di energia alternativa, quale è, secondo lei, quella che riuscirà a vincere la sfida del futuro?  

 

Auspicabilmente l’eolico insieme al solare. Attualmente a Cadarache, nel Sud della Francia, stanno lavorando alla realizzazione di ITER, un impianto per la fissione nucleare che potrebbe produrre una straordinaria quantità di energia, tra l’altro pressoché priva di pericoli, ma è una tecnologia ancora sperimentale, sono previsti tempi molto lunghi e costi elevatissimi

Si tratta di un reattore Tokamak di IV generazione a fusione. Crea poche scorie (dovute ai neutroni prodotti che vengono assorbiti dalle strutture) ed è sicuro per l’ambiente. Trentacinque paesi stanno partecipando al progetto. Che però è ancora lontano dalla realizzazione, la costruzione è iniziata nel 2007 quando l’eolico e il fotovoltaico erano ancora agli inizi. Il reattore a fissione invece si basa sulla fissione dell’atomo del materiale fissile che, a seguito della cattura di un neutrone, si scinde in due parti producendo energia con il rilascio di altri neutroni,  i quali a loro volta vanno a colpire altri atomi di uranio, con un’azione/reazione per cui si produce energia innescando una reazione a catena. La fusione si basa su un concetto completamente opposto cioè si fa in modo che due atomi di idrogeno si fondano insieme . C’è però una barriera da superare perché i due atomi di idrogeno sono a carica positiva e tendono a respingersi quindi c’è un effetto di distanziamento tra i due, di opposizione, ma se si riesce a superare una certa barriera interna e li si fai unire allora è come se ci fosse una salita ed una discesa, se viene superata la salita poi i due atomi si fondono e si crea una grande energia.

La bomba H all’idrogeno si basa su questo sistema, viene innescata una bomba a fissione che spinge due parti di uranio una contro l’altra e la forza è talmente elevata che superano la barriera e riescono ad scontrarsi esplodendo. La bomba all’idrogeno comincia quindi come una bomba a fissione ed un istante dopo diventa una bomba a fusione ad idrogeno dove l’energia non è più controllabile. Era stata inventata negli Stati Uniti a Los Alamos nel 1952.

Nel reattore a fusione l’energia è controllata, lo stanno costruendo in Francia con ITER, International Thermonuclear Experimental Reactor. E’ però un sistema enorme e costosissimo, grande come un campo di calcio.

E’ un impianto sicuro perché un eventuale malfunzionamento tenderebbe a spegnerlo. Funziona con un plasma di gas di idrogeno che viene fatto ruotare dentro una camera a vuoto di forma toroidale a velocità estremamente elevata in cui i nuclei di idrogeno si scontrano fra loro e si fondono producendo energia. Il dispositivo è fatto in modo tale per cui questo flusso rimane staccato dalle pareti altrimenti le brucerebbe, deve stare al centro con un sistema magnetico, se tocca le pareti va in default rovinando l’impianto. Quindi è un sistema un po’ complicato. Ora tra l’altro è fermo perché c’è stato un ‘disallineamento’ e i tempi di realizzazione si sono ancora spostati in avanti, non si prevede la messa in esercizio prima del 2040.