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Riscaldamento, Italia suddivisa in “fasce climatiche” con diversi orari e giorni di accensione: il decreto Mite

di Corinna Pindaro

Firmato il nuovo decreto dal ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani,  che impone nuovi limiti temporali per l’accensione degli impianti di riscaldamento alimentati a gas naturale come previsto dal Piano di contenimento dei consumi di gas naturale. Oltre alla riduzione del tempo di accensione per un’ora al giorno e con un grado in meno, oltre ad aver accorciato il periodo di funzionamento degli impianti di 15 giorni – posticipando di 8 giorni la data di inizio e anticipando di 7 la data  fine esercizio- nel decreto troviamo una suddivisione dell’Italia in “fasce climatiche” per le quali sono stabiliti giorni e numero di ore in cui gli impianti di riscaldamento possono stare accesi.

  • Nella zona A  (Lampedusa e Porto Empedocle) i riscaldamenti potranno essere accesi per 5 ore al giorno dall’ 8 dicembre al 7 marzo;
  • nella zona B (Agrigento, Reggio Calabria, Messina o Trapani) l’accensione degli impianti sarà consentita per 7 ore al giorno dall’8 dicembre al 23 marzo;
  • nella zona C (Napoli, Imperia, Taranto e Cagliari) sono previste 9 ore giornaliere dal 22 novembre al 23 marzo;
  • nella zona D ( Roma, Firenze, Foggia, Ancona e Oristano) le ore di accensione previste sono 11 dall’8 novembre al 7 aprile;
  • nella zona E ( Milano, Torino, Bologna, Aosta e L’Aquila) gli impianti saranno accesi 13 ore al giorno dal 22 ottobre al 7 aprile;
  • nella zona F, che comprende tutte le località dell’arco alpino, non è prevista alcuna limitazione.

Il ministero ha, comunque, fatto salve “situazioni climatiche particolarmente severe” in cui  “le autorità comunali, con proprio provvedimento motivato, possono autorizzare l’accensione degli impianti termici alimentati a gas anche al di fuori dei periodi indicati al decreto, purché per una durata giornaliera ridotta”.

Per agevolare l’applicazione delle nuove disposizioni, spiega il ministero, “Enea pubblicherà un vademecum con le indicazioni essenziali per impostare correttamente la temperatura di riscaldamento che gli amministratori di condominio potranno rendere disponibile ai condomini”.

Le riduzioni alla possibilità di accendere gli impianti non applicano ad ospedali, cliniche o case di cura di minori o anziani, alle strutture protette per l’assistenza dei tossicodipendenti e altri soggetti affidati ai servizi pubblici. Esenti dalle limitazioni gli asili nido e le scuole materne, ma anche le piscine le saune o assimilabili.  Non subiranno le riduzioni le sedi delle rappresentanze diplomatiche e di organizzazioni internazionali che non abbiano sede all’interno di condomini e gli edifici adibiti ad attività industriali ed artigianali e assimilabili, nei casi in cui ostino esigenze tecnologiche o di produzione.

A fronte di questi sacrifici, comunque dovrebbero conseguire benefici sostanziali. “Le stime dell’impatto di tutte le misure di contenimento portano ad un potenziale di circa 5,3 miliardi di Smc di gas, considerando la massimizzazione della produzione di energia elettrica da combustibili diversi dal gas (circa 2,1 miliardi di Smc di gas) e i risparmi connessi al contenimento del riscaldamento (circa 3,2 miliardi di Smc di gas), cui si aggiungono le misure comportamentali da promuovere attraverso campagne di sensibilizzazione degli utenti ai fini di un comportamento più virtuoso nei consumi”, spiega il Mite.

E’ chiaro, comunque, che in linea di massima non è possibile controllare che i singoli appartamenti si attengano alle disposizioni del decreto. E’ previsto, però, che saranno attivati monitoraggi su edifici pubblici, impianti condominiali, locali commerciali, punti a maggiore consumo, mediante il rilevamento dei dati giornalieri di consumo a livello di reti di distribuzione gas cittadine per valutare la risposta volontaria degli utenti, utilizzando i dati orari di prelievo ai punti di connessione tra le reti di distribuzione cittadine e i punti di riconsegna della rete di trasporto SNAM, che sono costantemente monitorati.

Il prossimo inverno si configura quindi sempre più situazione di emergenza, a cui si risponde con normative di emergenza che richiedono la collaborazione volontaria dei cittadini, ma è palese che la riduzione dell’accesso al riscaldamento non può essere una soluzione strutturale. Si fa sempre più impellente la necessità di diversificare le fonti energetiche. Inoltre, il Mite sottolinea che “per ridurre il consumo di gas rispetto al tendenziale, un contributo di diversificazione ulteriore rispetto all’apporto delle rinnovabili può essere ottenuto dalla massimizzazione della produzione di energia elettrica da impianti che usano combustibili diversi dal gas (carbone, olio combustibile e bioliquidi), già oggi sostenuta dagli alti prezzi dell’energia elettrica sul mercato”.

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