Tassonomia, Commissione Ue: “Gas e nucleare possono avere l’etichetta verde”

di Corinna Pindaro

Il gas e il nucleare sono ritenute fonti energetiche utili alla transizione ecologica e possono avere, al ricorrere di determinati presupposti, l’etichetta Ue per gli investimenti verdi. Lo ha stabilito la Commissione europea votando, con larga maggioranza la classificazione delle attività economiche che possono essere considerate sostenibili nell’ottica della transizione energetica, la cosiddetta tassonomia. Il provvedimento dovrà essere esaminato dal Consiglio e dal Parlamento europeo e dovrebbe entrare in vigore dal 1 gennaio 2023.

In particolare, nel provvedimento, per quanto riguarda il nucleare occorre adottare le migliori tecnologie e piani per i depositi dei rifiuti. Per quanto riguarda, invece, il gas e nuove centrali potranno avere l’etichetta verde Ue, solo “se costruite entro il 2030, e per sostituire impianti a carbone o petrolio in un Paese con chiari impegni politici a intraprendere la transizione”. Sono consentiti gli investimenti per gli impianti che producono meno di 100 grammi di CO2 per kWh, un limite ritenuto da diverse parti molto basso che può essere raggiunto solo dalle installazioni che usino sistemi di sequestro e stoccaggio della CO2.

La legge delegata sul clima – complementare alla tassonomia – include inoltre requisiti rigorosi per la qualificazione delle attività. Per le attività legate al gas fossile, l’impianto dovrebbe passare completamente ai gas rinnovabili – o a basse emissioni di carbonio – con scadenza al 31 dicembre 2035. Per quanto riguarda invece il nucleare sono incluse nella tassonomia le “tecnologie avanzate a ciclo chiuso del carburante”, cioè la cosiddetta quarta generazione di centrali, per incentivare ricerca e innovazione nelle tecnologie future in termini di sicurezza e riduzione al minimo dei rifiuti.

Le modifiche rispetto al testo di fine 2021 riguardano soltanto l’eliminazione delle tappe intermedie sulla percentuale di gas a basse emissioni di carbonio da raggiungere: ovvero il 30% entro il 2026, il 55% entro il primo gennaio 2030 e 100% entro il 31 dicembre 2035.

Al ricorrere delle condizioni sia il aas che il nucleare sono definite “fonti utili alla transizione ecologica” e possono quindi ottenere l’etichetta Ue per gli investimenti verdi. In proposito il vicepresidente della Commissione europea,  Valdis Dombrovskis, ha spiegato: “in condizioni rigorose, gas e nucleare possono fungere da ponte, verso un sistema energetico più verde, come attività di transizione”.

“Gli Stati membri restano pienamente responsabili delle proprie strategie energetiche”, ha precisato la commissaria Ue alla finanza sostenibile Mairead McGuinness. La tassonomia “non rende obbligatori investimenti in alcuni settori” né “proibisce certi investimenti”. Resta perciò “Uno strumento volontario”. L’atto delegato “può essere imperfetto ma è una vera soluzione che ci spinge ulteriormente verso il nostro obiettivo finale di neutralità del carbonio.Credo che abbiamo trovato un equilibrio tra opinioni molto differenti”, assicurando che “il Collegio dei Commissari lo ha approvato esprimendo un sostegno schiacciante”, ha concluso McGuinness.

La decisione è intervenuta dopo mesi di  proteste degli ambientalisti che ritengono inaccettabile che il nucleare “seppur a determinate condizioni” possa essere considerato “energia pulita”.  In particolare fortemente contraria alla decisione si è detta la Germania che sta, invece, chiudendo le centrali nucleari del paese e ha ipotizzato un ricorso alla Corte di Giustizia Ue.

Ci si domanda se, pur non essendo possibile una transizione energetica immediata e radicale, sia utile addirittura attribuire l’etichetta verde a fonti che notoriamente non sono sostenibili. Sarebbe stato, probabilmente, più utile elaborare criteri più stringenti, come impedire la creazione di nuove centrali produttive di gas o energia nucleare, per favorirne lo smantellamento in tempi rapidi e, al contempo, predisporre piani ed incentivi concreti per la predisposizione di nuovi impianti per la produzione delle rinnovabili e dell’idrogeno verde. In tal modo, con l’etichetta verde, gas e nucleare finiscono, seppur per un tempo limitato, ad essere sullo stesso piano delle fonti realmente sostenibili creando confusione e un progressivo adagiarsi in una condizione che necessita, invece, interventi il più possibile repentini.

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