Un nuovo Rinascimento per l’Oman che apre le porte al mercato globale

PROPONIAMO UN REPORTAGE A PUNTATE DEDICATO ALL’ OMAN A FIRMA DEL NOSTRO SENIOR COLUMNIST VELIA IACOVINO, CHE HA VISITATO IL PAESE CON L’APEMA, L’ASSOCIAZIONE DELLA STAMPA EUROPEA CHE SI OCCUPA DI MONDO ARABO. IL PRIMO ARTICOLO È DEDICATO AL NUOVO CORSO ECONOMICO CHE IL SULTANATO STA VIVENDO

Oman Vision

L’Oman è all’alba di una nuova era. Ha una popolazione giovane  e il sultano Haitham Bin Tarik,  salito al trono l’11 gennaio del 2020, all’indomani della morte del suo predecessore e cugino Qabus bin Said al Said, sembra piú che mai deciso a traghettare il suo regno verso il futuro, a spalancare  le porte del paese, per troppo tempo rimaste chiuse, al mondo e a giocare non piú dietro le quinte ma da protagonista sulla scena internazionale. I segnali di questo epocale cambio di passo sono tanti. Lo dicono le iniziative e le misure messe in atto con straordinaria rapiditá in tutti i settori. Lo dice la grande svolta economico-finanziaria che ha permesso al paese di rimettersi in sesto dopo le turbolenze provocate dalla recessione globale e dal Covid. E lo dice anche la Banca Mondiale, che nei giorni scorsi ha plaudito a gran voce alle coraggiose riforme anche fiscali di Muskat, che hanno consentito al sultanato di registrare a fine settembre ( non senza il contributo dell’aumento del prezzo del greggio) un avanzo del bilancio statale di 1,12 miliardi di Omr, quasi 3 miliardi di euro,  che con un colpo di spugna ha cancellato ogni residua memoria del debito di 1,03 miliardi di Omr di un anno fa.

 

Il sovrano Haitham ha un sogno e grandi aspirazioni, che condivide con la nuova classe dirigente che è ora al potere. Ne è la sintesi Oman Vision 2040, l’ ambizioso programma strategico a lunga scadenza, ufficialmente annunciato a inizio 2021. Un progetto che ruota intorno a quattro assi: educazione e cultura, rafforzamento delle istituzioni, protezione dell’ambiente, e impulso all’economia, che deve farsi sostenibile e diversificarsi liberandosi dalla dipendenza dal petrolio, nell’obiettivo di allineare il paese agli standard internazionali spingendolo verso il mercato globale. Nuovi scenari che stanno prendendo giá forma e ridisegnando il presente, hanno spiegato i presidenti delle due principali Authority omanite,  Ali Al Sunaidi responsabile dell’agenzia per le Zone Franche e per le Zone Economiche Speciali, e Abdul Salam Al Morshedy responsabile dell’agenzia per gli Investimenti, durante l’incontro a Muskat con la delegazione di giornalisti europei promossa e organizzata da Nidal Shoukeir, presidente dell’Apema (Association de presse  europeenne pour le monde arabe).

Presidente Authority per gli Investimenti incontra i giornalisti europei

Attrarre potenziali partner commerciali nel sultanato, come è stato rimarcato, é  tra le prioritá del momento per promuovere quel nuovo rinascimento tanto auspicato dal sultano per il suo regno. E il primo step in questa direzione è stato l’ampliamento con decreto reale delle Zone Franche e delle Zone Economiche Speciali, che coprono, un’area di 2.082 kmq nella quale rientrano siti di notevole interesseper gli investitori sia privati locali che stranieri. Zona economica speciale è  Duqm, cittá portuale che si affaccia sulla costa centro orientale del paese, lontana dallo stretto di Hormuz, che sta generando un forte interesse tra i grandi competitor del pianeta nei settori dell’industria leggera e pesante, del commercio, del real estate, delle logistiche, delle raffinerie, della pesca, del turismo, delle infrastrutture sanitarie, dell’energia pulita e della produzione dell’idrogeno verde. Poi ci sono le zone franche come al Mazyunah, 15,3 Kmq, un cancello naturale di transito delle merci verso lo Yemen e da lí verso il Corno d’Africa; Sohar, che insieme al suo porto, contribuisce al 2,7% del Pil, vantando investimenti in progetti giá in fieri per 918 milioni di dollari; Salalah, che é la terza cittá piú grande dell’Oman, con una triplice vocazione, commerciale, industriale e turistica.

Presidente dell’ Authority per le Zone Franche e Speciali

Il governo ha concesso  una serie di incentivi inclusa una licenza di 30 anni per consentire alle aziende interessate a queste aeree e ai loro settori di interesse di sviluppare e gestire strutture. E starebbe giá raccogliendo ottimi frutti. Molto attratti dai possibili business nella terra del mare e del deserto, dei canyon e dei palmeti, dell’incenso e dell’oro nero, sono gli spagnoli, i belgi, gli olandesi e gli italiani, con Milano in testa.

Ma al di lá del contributo che sta arrivando e che si spera in futuro possa arrivare moltiplicato dalle Zone Franche e dalle Zone Economiche Speciali, in Oman a investire sono per il 60% le aziende locali, il Nord America per il 17%, l’Europa per il 9%, l’Asia per il 5%, la Mena per il 2% e il resto per il 7%.

In testa a tutti, ha riferito Abdul Salam Al Morshedy responsabile dell’ Authority per gli Investimenti, c’é ancora il Regno Unito che ha scommesso in progetti nel sultanato per 8,3 mld di Omr, seguito da Stati Uniti, 1,9 miliardi, Emirati, 1,2 miliardi, Kuwait 911 milioni, Cina 783 milioni. Quanti ai comparti piú allentanti, in cima c’è ancora quello petrolifero, seguito dal financial brockerage, dagli immobili e dall’industria manufatturiera. In attesa del 2040, il prossimo dead line è il 2025. Fra tre anni sapremo se la gazzella omanita sara stata capace di fare il grande balzo in avanti. Le premesse ci sono.